Sabrina Piazza da più di 20 anni pratica e insegna Reiki, prima nelle sue forme occidentali e dal 2006 nella forma tradizionale Giapponese portata in Italia dal Reverendo Hyakuten Inamoto.
Attraverso il suo centro di formazione Arca Formazione promuove e insegna Reiki Tradizionale Giapponese accanto ad altre efficaci discipline volte alla crescita personale dell’individuo.
Assieme ad altre insegnanti Reiki ha dato vita a Cammino Reiki, gruppo di condivisione e perfezionamento dell’insegnamento del Reiki Tradizionale.
Ho conosciuto Sabrina Piazza durante la mia esperienza nell’Associazione Italiana Reiki, a cui anche Sabrina è stata associata fino al 2016 e ne ho potuto apprezzare la profondità di pensiero e la grande esperienza in ambito formativo, soprattutto per quanto riguarda la formazione degli insegnanti Reiki.
Trovi di seguito le risposte che Sabrina Piazza mi ha dato alle domande che le ho posto a proposito di Reiki.
Perché ti sei accostata alla pratica Reiki?
Mi sono avvicinata al Reiki nel 1992 quando mia mamma partecipò ad un seminario di Reiki in un centro di crescita personale molto famoso a Torino all’epoca che io avevo iniziato a frequentare da poco tempo per altri tipi di esperienze. Leggevo la documentazione che trovavo a disposizione sul Reiki e mi sentivo ispirata e percepivo che per le problematiche di mal di schiena di mia mamma piuttosto invalidanti in quel periodo poteva essere utile. Così partecipò e, anche se di ritorno a casa al sabato sera dopo la prima giornata era demoralizzata per l’acutizzarsi di tutti i sintomi, a fine seminario e da allora in poi il suo mal di schiena piano piano se ne andò. Lei praticava Reiki tutti i giorni, si faceva trattare e andava a fare volontariato in questo centro due volte alla settimana. Così visti i suoi risultati non solo fisici ma anche emotivi e psicologici decisi di partecipare a un primo livello di Reiki.
Ci tengo a precisare che tutt’ora mia mamma a 82 anni usa quotidianamente Reiki e mi segue in tutti i seminari che tengo. Per me è un esempio di salute, longevità, grazie alla pratica costante di Reiki. E’ un esempio di quanto Reiki possa fare bene sotto tutti i punti di vista.
Che cosa ti piace della pratica Reiki?
La semplicità e la possibilità di avere un compagno di vita sempre con sé in qualunque momento della propria vita, non ci abbandona mai, porta la luce nei momenti bui e ci avvicina ad un vero appagamento interiore.
Nella pratica Reiki c’è tutto quello che serve per migliorare la propria vita, prendersi cura in primis di sé ma anche degli altri, in un modo dolce e delicato.
Mi affascina l’idea che Reiki t’insegni l’arte del “non fare”, tu fai il trattamento ma sei solo un canale e ti metti a servizio, nulla di più. E’ molto dura per il nostro ego e quindi per i nostri attaccamenti ma Reiki t’introduce su questo cammino ed è meraviglioso.
Quale pensi sia la consapevolezza più importante che ti ha dato Reiki nel tuo cammino di crescita personale?
Sicuramente Reiki mi ha permesso di comprendere che attraverso la pratica posso sviluppare la perseveranza e la disciplina, qualità indispensabili per la vita. Tutto questo non seguendo un “devo”, come per molte delle cose che facciamo nella vita, ma per scelta e quando c’è scelta c’è libertà. Aggiungo un’altra consapevolezza che è la presenza. Essere in quello che fai in ogni momento della tua giornata e tutto diventa un atto di devozione. E’ un progetto ambizioso per la vita a cui personalmente anelo.
Qual è secondo te il motivo principale che fa accostare le persone alla pratica Reiki?
In base alla mia esperienza di tanti anni d’insegnamento, si arriva a Reiki per poter avere una pratica giornaliera di auto-trattamento che porta benessere psicofisico e permette di rilassarci e di ritrovare ritmi più naturali. Aspetto secondario ma non meno importante che avvicina le persone a Reiki è quello di poter aiutare gli altri.
Secondo la tua esperienza, qual è il più importante beneficio che la pratica Reiki porta alle persone?
Reiki ha tanti benefici, quando la pratica è costante riporta l’individuo in contatto con se stesso sviluppando un naturale bisogno di armonia interiore. Ci si apre maggiormente alla vita e a tutto ciò che ci circonda e a essere presente, imparando a guardare gli eventi che ci capitano da un punto di vista più ampio. Grazie al lavoro interiore individuale sul Gokai, i Cinque Principi, che sono la vera essenza di Reiki, si intraprende un viaggio tanto misterioso, quanto meraviglioso, ricco se vogliamo di sfide ma anche di gioia e benedizioni, verso l’”Anshin Ritsumei”, ossia l’assoluta pace interiore.
Quale domanda su Reiki i tuoi allievi ti fanno più spesso?
Una domanda frequente è sul trattare gli altri, vogliono sapere come approcciarsi, come poter far arrivare ad amici e parenti l’importanza di ricevere dei trattamenti Reiki, superando lo scetticismo e la superficialità.
Qual è secondo te il principale ostacolo ad una maggior diffusione di Reiki in Italia?
Veramente penso che Reiki sia già piuttosto diffuso in Italia, forse in troppi stili e scuole e questo disorienta nella scelta. C’è bisogno di operatori e insegnanti Reiki preparati e non improvvisati che promuovano Reiki così com’è nella sua semplicità, senza condirlo di argomenti che non appartengono alla genuinità della disciplina. Semplicità sembra superficiale, ma la bellezza di Reiki sta proprio in questo. Dietro alla semplicità si trova la profondità.
Cosa pensi si potrebbe fare per agevolare la diffusione della terapia Reiki nelle strutture sanitarie nazionali?
Ci vuole ancora tempo e pazienza per arrivare in modo efficace e importante nel mondo sanitario. Ci vuole cura, dedizione e passa parola. Per esempio, tra i miei allievi ho molte persone che lavorano con varie mansioni negli ospedali e dopo il seminario di Reiki cercano di portarlo a proprio modo nel loro mondo lavorativo e questo crea le condizioni affinché questa forma di aiuto possa piano, piano farsi spazio. Ognuno di noi impegnato nel Reiki ha il compito di gettare dei semi che prima o poi attecchiranno e daranno dei frutti ma al momento la vedo ancora come un’esperienza singola che non ha una forza di gruppo e una comunione di intenti.
Di tutte le opinioni (positive e negative) che circolano a proposito di Reiki quale ti fa sorridere di più? E quale ti fa più riflettere?
Una cosa che mi ha fatto molto sorridere e riflettere in questo periodo è quella relativa alle attivazioni… Attivare gli animali al Reiki e attivare a distanza su Skype… Gli animali sono anime speciali che non hanno bisogno di attivazione, hanno già Reiki, portano le loro qualità di aiuto in modo naturale.
Vogliamo ancora usare il piacere di stare insieme e condividere un’esperienza che si chiama Reiki in un incontro di gruppo senza uno schermo davanti? Io sarò antiquata ma la penso così. Il contatto diretto con l’insegnante, la presenza… fa la differenza.
Se dovessi con una sola parola descrivere Reiki che parola useresti?
Non c’è dubbio… Amore!
Grazie per questa intervista! W Reiki, da sempre e per sempre!
Sabrina Piazza
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