Massimiliano Angeli è il master Reiki fondatore e direttore di Reikitalia, un istituto di studio e ricerca su Reiki nelle 4 fondamentali correnti Komyo, Gendai, Jikiden (le correnti orientali) e Shiki (la corrente occidentale). Attraverso Reikitalia Massimiliano promuove, insegna e pratica con grande passione e serietà Reiki nella sua forma tradizionale.
Ho avuto il piacere di conoscere Massimiliano durante una serata di scambi Reiki presso il mio centro My Reiki a Milano e ciò che mi ha colpito è la sua grande dedizione alla disciplina di Reiki.
Di seguito le risposte di Massimiliano Angeli alle mie domande su Reiki.
Perché ti sei accostato alla pratica Reiki?
Sono arrivato alla disciplina per puro caso, accompagnando una persona a fare un trattamento. Una volta provato, mi sono avvicinato al Reiki per pura e assoluta convenienza. Notavo, infatti, che, dopo il trattamento la mia attività professionale andava nettamente meglio, avevo migliori rapporti con i clienti e con i colleghi, riuscivo a lavorare più concentrato e le mie giornate andavano meglio. Così, per qualche anno mi sono sottoposto ai trattamenti in maniera periodica, senza avere la minima cognizione di cosa fosse e di come funzionasse. Anzi, quando mi proponevano di fare qualche corso, rispondevo sempre: “Se vado dal dentista a curarmi un dente, poi non voglio mica diventare dentista!”. Alla fine però qualcosa è successo, in quanto sono 12 anni che a vario titolo e in diversi modi mi occupo della Disciplina dell’Usui Reiki Ryoho, che a me piace chiamare: “la Meravigliosa Disciplina”.
Che cosa ti piace della pratica Reiki?
Della disciplina dell’Usui Reiki Ryoho mi piace la semplicità; ma dobbiamo fare molta attenzione perché “semplice non vuol dire facile”.
Io penso che la sacrosanta affermazione che “il Reiki sia semplice” ha portato ad un fraintendimento dannoso in occidente. Sono un convinto assertore che il Reiki è senza dubbio una Disciplina, cioè che esso è un complesso di regole di condotta finalizzato all’educazione interiore e corporea di chi pratica, che oltre all’atto dell’irradiazione del Ki vi siano del “sapere”, delle conoscenze che debbono essere oggetto di insegnamento e di studio, un complesso organico di regole, principi, criteri in base ai quali si svolge l’attività teorica e pratica. Dall’adesione a questa disciplina nasce il “metodo”, inteso come procedimento messo in opera seguendo criteri sistematici con lo scopo di irradiare Ki attraverso l’imposizione delle mani. Il metodo è un semplice procedimento, riguarda soltanto l’aspetto tecnico, una modalità di applicazione: si impara il metodo per applicare la Disciplina. Fare i trattamenti è soltanto una delle parti dell’applicare l’Usui Reiki Ryoho, forse la più semplice e divertente, i “Cinque Precetti” ne costituiscono un’altra d’importanza fondamentale, l’applicazione dell’utilizzo corretto degli Shirushi (che tutti chiamano simboli e che invece vuol dire sigilli, in quanto non simboleggiano un bel niente, ma al contrario identificano) ne è ancora un altro esempio.
Quale pensi sia la consapevolezza più importante che ti ha dato Reiki nel tuo cammino di crescita personale?
Studiando l’Usui Reiki Ryoho si viene in contatto con le più grandi filosofie cinonipponiche di cui, a mio modestissimo parere, il Taoismo è innegabilmente la più profonda. Essa rende del tutto evidente la nostra condizione di esseri naturali che essendo frutto della natura devono trovare un’armonia totale con essa per godere della felicità e del benessere. Siccome la natura, il nostro Pianeta e se si allarga lo sguardo anche l’intero Universo sono dominati totalmente dalla mutevolezza e dall’impermanenza delle condizioni, si apprende che: “Siamo esseri cangianti in un contesto cangiante”. I Taoisti affermano che: “ Proprio perché la via sa cambiare, sa anche rendere perfetti”, quindi non è la staticità e la rigidità che ci rende saldi, ma, al contrario, è la flessibilità e la capacità di evolvere (cambiare in armonia con il circostante) che ci rende felici. Prendo a prestito le sagge parole del maestro Lao Tze per rendere più chiaro quanto ho appena detto: “… ecco come bisogna essere. Bisogna essere come l’acqua. Niente ostacoli, essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua. E, tuttavia, quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei.”
A tutti noi è chiaro che l’acqua è fonte di vita, noi stessi ne siamo quasi del tutto interamente costituiti, essa è la cosa più forte e stabile che esista proprio perché non resiste a nessun cambiamento, ma lo asseconda, e ne trae il massimo beneficio. Questa è la consapevolezza che ho acquisito attraverso lo studio e la pratica del Reiki.
Qual è secondo te il motivo principale che fa accostare le persone alla pratica Reiki?
Sono soprattutto un praticante, nel senso che mi dedico molto alla pratica su me stesso e ai trattamenti; concepisco l’attività di insegnamento della disciplina come una bellissima e reciproca opportunità tra me e i miei allievi. Tutti noi siamo arrivati alla Disciplina di Usui Sensei attraverso “il bisogno”. O tramite i trattamenti o per puro gusto di conoscenza, tutti ci rivolgiamo al Reiki per soddisfare il bisogno di equilibrio. Tutte le disfunzioni, infatti, da quelle emotive a quelle fisiche, scaturiscono da disequilibri, che, originariamente sono sempre energetici, che si tramutano in fisici quando a lungo trascurati e non considerati per tempo e con la dovuta attenzione.
Secondo la tua esperienza, qual è il più importante beneficio che la pratica Reiki porta alle persone?
Il solo ed unico motivo per cui tutti noi pratichiamo la Disciplina dell’Usui Reiki Ryoho è il raggiungimento ed il mantenimento del nostro equilibrio vitale. Con questo intendo la realizzazione di quell’armonia che regola i rapporti e le interconnessioni tra le diverse parti del nostro essere (interiore ed esteriore) e tra il nostro essere e tutto quello che ci circonda. Tutto ciò che è in natura, l’Universo stesso, si basa sul raggiungimento ed il mantenimento dell’equilibrio. Partendo dall’assunto che ogni soggetto vivente è un sistema energetico aperto e delimitato, all’interno del quale differenti concentrazioni di energia creano un equilibrio dinamico, e che per “equilibrio dinamico” intendiamo la tendenza a trovare il miglior utilizzo possibile delle energie con i minori cambiamenti realizzabili, il Reiki altro non è che la metodologia attraverso cui si realizza una situazione in cui nessun elemento prevale sugli altri, mantenendo una distribuzione proporzionalmente equa delle energie fra le differenti parti.
Noi soffriamo, godiamo, ridiamo e piangiamo, siamo affamati e sazi, divertiti e annoiati, impauriti e spavaldi e tutto questo porta ad un enorme impiego di energia e di interazioni, per poter mantenere tutto in equilibrio, ci sono molte tecniche, metodi o strumenti; io personalmente pratico con molta soddisfazione l’Usui Reiki Ryoho.
Quale domanda su Reiki i tuoi allievi ti fanno più spesso?
Se per domanda si intende un quesito specifico, non c’è. Invece c’è una costante richiesta di poter apprendere il Reiki in modo profondo e completo. Purtroppo dell’Usui Reiki Ryoho non vi è molto in termini di documenti e quel poco che è disponibile è passato attraverso decine di traduzioni e manipolazioni, e quindi spesso non è materiale di studio chiaro e coerente. Sull’affidabilità degli insegnamenti della tradizione orale tramite i Master stendiamo un velo pietoso.
Da questo nasce la voglia costante di tutti noi praticanti ad avere basi solide e coerenti su cui appoggiarci per praticare al meglio e con efficacia. I miei allievi sono un grande stimolo, perché nel rapporto che si genera tra di noi vi è una circolarità bellissima che accresce tutti, me per primo. Nel mio compito di Shihan mi ispiro, ancora una volta, agli insegnamenti del Maestro Lao Tze: “Per guidare gli altri cammina alle loro spalle.”
Qual è secondo te il principale ostacolo ad una maggior diffusione di Reiki in Italia?
Senza ombra di dubbio l’elemento che ostacola la Disciplina in maniera poderosa sono i “Master Reiki”. Mi spiego. Nella migliore delle ipotesi, un corso di Reiki dura due giorni, che tra arrivare, mangiare e le varie fasi si riduce a circa 10 ore reali di attività. Quindi, una persona completamente “a digiuno” di qualsiasi nozione di filosofie orientali, medicina cinese, pratiche energetiche e quant’altro, viene classificata “operatore Reiki” con qualche ora di teoria e 3 ore scarse di pratica. Dopo di che, sempre se va bene, frequenta qualche sessione di scambio serale, dove fa una minima pratica il più delle volte, trattando per qualche minuto a sessione, insieme ad altre persone. Normalmente dopo due o tre mesi gli viene proposto di fare quello che tutti chiamano comunemente il “secondo livello” e con altre 10 ore scarse di studio, si presuppone che acquisisca anche la capacità di gestire gli Shirushi (cui ho accennato prima).
Questo percorso va avanti così fino a dargli il grado di Master, che di norma arriva dopo circa un anno, se lo studente è scrupoloso, ma che tranquillamente si ottiene in 8 mesi. In un percorso come quello che ti ho appenda descritto, lo studente acquisisce a mala pena il 10% dell’intera disciplina e con questo bagaglio scarsissimo insegna (con le stesse modalità) ad altre persone che acquisiranno il 10% di quel poco che lui sa.
Da qui la catastrofe; master che armonizzano a distanza con i cestini delle fragole, master che mischiano il Reiki con pratiche di tutti i tipi, normalmente di origine indiana, ma anche celtica e chissà cos’altro. Master che usano la disciplina come arte divinatoria, che propongono la disciplina come arte sacra … Indiscutibilmente vi sono dei bravissimi Master che praticano ed insegnano l’Usui Reiki Ryoho in maniera eccelsa, ma sono solo una minima percentuale sulle migliaia presenti sul territorio Italiano e sempre più, la “Meravigliosa Disciplina” viene considerata una cosa poco seria, con poca efficacia, al contrario di altre come lo Shiatsu, il Tuinà, per non dire dell’Agopuntura (regina assoluta delle pratiche energetiche) e similari. Nella Usui Reiki Ryoho Gakkai (la scuola di Usui in Giappone tutt’oggi esistente) è necessario studiare quasi TRENTA anni per ottenere il grado di Shihan, fate voi le opportune considerazioni.
Il Dalai Lama, in un suo discorso disse: “La fede è molto importante nel buddhismo, è vero, ma la conoscenza lo è ancora di più.”
Cosa pensi si potrebbe fare per agevolare la diffusione della terapia Reiki nelle strutture sanitarie nazionali?
Credo che per far accettare l’idea che vi possa essere anche un altro modo di occuparsi dei disequilibri delle persone innanzi tutto vadano riacquistati il rigore e la serietà. Diventa indispensabile trattare l’Usui Reiki Ryoho come una disciplina di applicazione della Medicina Tradizionale Cinese, ma per far questo non ci si può esimere dall’affrontare lo studio e la pratica con tutt’altro approccio. Se prendiamo come esempio l’Agopuntura, vediamo che oggi questa è una disciplina riconosciuta a tal punto che in Italia può essere praticata esclusivamente da laureati in medicina … come mai? Il perché è semplicissimo, perché i praticanti di Agopuntura non si sono messi a vaneggiare di forze extraterrestri o misteriose che avrebbero conferito loro “superpoteri”, ma, al contrario, hanno studiato seriamente una disciplina medica che esiste e cura dal VI secolo a.C. la popolazione di un territorio che comprende quasi due miliardi di persone, ne hanno dimostrato il valore e i fondamenti (anche se opposti alle teorie mediche occidentali) e l’hanno posta come sinergica e complementare alla medicina contemporanea. Questo gli ha dato credibilità e spessore ed oggi questa è una disciplina di tutto rispetto, diffusa fuori e dentro le strutture sanitarie.
Ma come si può pretendere che un responsabile di reparto (dove vi sono persone in grande difficoltà fisica e psichica) possa accogliere serenamente un’ipotesi di collaborazione con realtà associative o singoli soggetti che affermano di avere una connessione con “l’Universo”, in quanto entità e di possedere facoltà mistiche generate da riti iniziatici? È chiaro che tutto questo non permetterà una diffusione della “Meravigliosa Disciplina” nelle strutture sanitarie.
Di tutte le opinioni (positive e negative) che circolano a proposito di Reiki quale ti fa sorridere di più? E quale ti fa più riflettere?
Ciò che più di ogni altra cosa mi stupisce e mi sorprende è questa idea che una disciplina così articolata e vasta possa essere appresa in un giorno, se va bene in due.
Assisto sgomento e stupefatto all’offerta dilagante di corsi Reiki “lampo”, dove viene promesso che in due giorni i partecipanti apprenderanno come compiere veri e propri prodigi attraverso il potere di una fantomatica energia mistica, grazie agli strabilianti poteri del Master Reiki di turno. Con l’inevitabile risultato che chi vi partecipa non apprende un bel niente, al massimo passa un bellissimo weekend particolare, dove fa cose strane e affascinanti.
Come sia possibile pensare veramente di poter trasmettere tutte le conoscenze necessarie per poter praticare una disciplina vasta e articolata come l’Usui Reiki Ryoho in due giorni, per noi della Reikitalia, rimane un mistero vero e proprio.
Come sia possibile pensare, che una persona, senza alcuna conoscenza delle basilari regole della gestione delle energie naturali che concorrono al benessere del sistema Mentecorpo, possa in circa dieci ore divise in due giorni (se va bene) diventare un operatore capace di regolare i flussi energetici di un’altra persona, per me è spiazzante.
La disciplina dell’Usui Reiki Ryoho va studiata a lungo, e praticata: con passione, dedizione, rispetto e curiosità, ancor più a lungo, per poterla far propria. Per ottenerne i benefici reali degli effetti riequilibranti è inevitabile un approccio rigoroso e limpido che ci porti ad acquisire conoscenze di Medicina tradizionale Cinese e non pratiche da stregoni improvvisati, vuol dire essere capaci di stimolare e sfruttare tutte le potenzialità naturali del sistema Mentecorpo e non affidarsi alla benevolenza universale o di qualche entità mistico-marziana.
Se dovessi con una sola parola descrivere Reiki che parola useresti?
Non sono in grado di descrivere la disciplina con una parola, piuttosto preferisco descriverla con la definizione attualizzata di Usui Sensei: “L’Usui Reiki Ryoho è la disciplina che evolve il sistema Mentecorpo all’equilibrio tramite la risonanza con il Ki Universale”. Questa non è solamente la definizione, piuttosto è il perimetro entro il quale l’intero metodo si estende e si sviluppa, attraverso alcuni concetti fondamentali, tutti contenuti in una sintesi meravigliosa:
- L’idea che il Reiki sia una disciplina e non un’arte, una pratica, o peggio, che la si possa considerare una religione.
- Il concetto di evoluzione che porta con sè l’idea di cambiamento e di armonia con ciò che ci circonda, difatti, si evolve quando ci si cambia per essere in armonia con il nostro circostante; idealmente si può pensare l’evoluzione come il costante tentativo di superare la dualità.
- La definizione della struttura umana come un sistema integro ed inscindibile, nella più olistica delle visioni, in piena armonia con i fondamenti della Medicina Cinese.
- L’equilibrio che è e resta lo scopo primo e assoluto non solo del Reiki, ma di tutte le discipline, pratiche e trattamenti orientali e non solo.
- Infine l’indicazione chiara e precisa che lo stato massimo del nostro benessere non lo si può ottenere come “dono” da qualche entità mistico/divina, ma che è il frutto del nostro impegno nella creazione della massima armonia (risonanza) con l’energia vitale universale, che in Giappone viene chiamata Ki.
3 Comments on “Reiki, la Meravigliosa Disciplina: intervista a Massimiliano Angeli”
Bellissima intervista ad un master che io non conosco, ma che “sento” molto preparato.
Ho finito da poco il primo livello con Massimiliano angeli e confermo tutto ciò che ha scritto.primo livello fatto in cinque mesi .. grazie !
Approccio molto “maschile”.