I chakra sono i centri energetici principali dell’essere umano secondo la tradizione indiana e ricoprono oggi un ruolo di primo piano all’interno di numerose pratiche spirituali e terapeutiche in Occidente.
Il termine chakra è una parola che deriva dalla lingua sanscrita, una delle lingue più antiche ad oggi conosciute, che appartiene alla famiglia dei linguaggi indo-europei.
Chakra è dunque la traslitterazione occidentale della parola cakra che può essere tradotta in italiano con i termini ruota, disco e cerchio.
Nella tradizione indiana il termine chakra assume significati e funzioni a volte differenti, rendendone particolarmente complessa l’interpretazione.
La pratica mistica dello Yoga nell’antica India ha considerato i chakra come vortici di energia.
Nei testi buddhisti e induisti invece i chakra si trovano descritti come oggetti di forma circolare a forma di disco spesso riferiti ad un’arma divina usata da Visnu, oppure a un tornio o ancora a una forma di equipaggiamento militare.
Nella tradizione tantrica il chakra è considerato un centro energetico che nasce dall’incrocio di più nadi (canali energetici).
La teoria dei 7 chakra che è oggi più diffusa è il prodotto di una rielaborazione occidentale dei testi indiani a partire dal XVII secolo.
I chakra nello Yoga
Nelle pratiche di Hata Yoga, che spesso oggi sono chiamate Kundalini Yoga, i chakra rappresentano le tappe percorse dalla kundalini, l’energia divina quiescente che risiede in ogni essere umano. La kundalini è rappresentata come un serpente inizialmente addormentato alla base della colonna vertebrale.
L’energia kundalini è risvegliata attraverso le pratiche devozionali degli adepti. Il movimento della kundalini, procedendo dal basso verso l’alto, porta all’attivazione in sequenza dei chakra, a cui sono connessi particolari stati di coscienza psico-fisici.
L’obiettivo di questa pratica Yoga è la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni, responsabile della sofferenza dell’essere umano, e coincide con l’attivazione dell’ultimo chakra alla sommità del capo.
In questo contesto la rappresentazione più diffusa dei chakra è il fiore di loto, che presenta un colore e un numero di petali differente a seconda del chakra a cui si riferisce. Nella sua rappresentazione solitamente sono associati al chakra anche una lettera sanscrita che rappresenta un suono sacro, oltre che un yantra (rappresentazione geometrica di un elemento dell’universo) e un mantra.
I chakra nel Buddhismo
All’interno della letteratura buddhista, i chakra si riferiscono alla simbologia dei quattro cerchi, il bhavacakra, termine composto da bhava (esistenza) e da cakra (cerchio); bhavacakra rappresenta il cerchio dell’esistenza attraverso il ciclo delle reincarnazioni chiamato samsara.
La struttura e il significato del cerchio dell’esistenza bhavacakra è il seguente:
- Primo cerchio (centro): i tre veleni dell’esistenza ossia l’ignoranza, l’avversione e l’attaccamento.
- Secondo cerchio: il karma, è diviso in due mezzi cerchi, uno chiaro e uno scuro che rappresentano l’avanzamento e la retrocessione nei livelli dell’esistenza durante le reincarnazioni.
- Terzo cerchio: i sei regni del samsara, i cicli dell’esistenza, suddivisi in tre regni superiori e tre regni inferiori.
- Quarto cerchio: i dodici collegamenti che descrivono i processi di causa-effetto che regolano la permanenza nei regni del samsara.
I chakra nei tantra
Il termine tantra identifica un corpus dottrinale di insegnamenti spirituali anche di tipo esoterico che nascono dal sincretismo tra vari aspetti delle culture religiose indiane. È estremamente difficile delineare precisi contorni della tradizione tantrica data anche la sua diramazione e diffusione su più continenti.
L’anatomia tantrica rappresenta il corpo sottile (immateriale) dell’essere umano come formato sostanzialmente da nadi (canali energetici) e chakra (centri energetici) attraversati dal prana (soffio vitale) e in cui è quiescente l’energia divina kundalini. Chakra e nadi sono quindi attraversati da flussi di energia di vario tipo.
Le nadi sono circa 72.000 mentre i chakra, a seconda dei testi, possono arrivare fino a 114.
Il chakra è prodotto dall’incrocio delle nadi, di cui se ne evidenziano 3 principali:
- Susumna che attraversa verticalmente il corpo sottile
- Ida che sale verticalmente incrociando susumna a partire da sinistra
- Pingala che sale verticalmente incrociando susumna a partire da destra
Secondo i tantra sono 6 i chakra principali, il settimo è posto al di fuori del corpo sottile.
Il sistema dei 7 chakra
La teoria dei chakra più diffusa e conosciuta oggi (anche in India) risale a successive interpretazioni occidentali che, a partire dal XVIII secolo, hanno contribuito a determinarne la fisionomia attuale, piuttosto omogenea e condivisa pur presentando a volte alcune differenze.
Il primo testo occidentale che fa riferimento ai chakra è l’opera del teologo e mistico tedesco Johann Georg Gichtel (1638-1710), nota come Theosophia Practica, che contribuì ad una prima diffusione dei chakra in ambienti cristiani.
Una più larga diffusione dei chakra in Occidente avviene agli inizi del ‘900 ad opera di dell’orientalista britannico Sir John Woodroffe che tradusse il testo indiano Ṣatcakranirūpaṇa nel suo libro del 1919 The Serpent power scritto sotto lo pseudonimo di Arthur Avalon.
Nel 1927 il teosofo britannico Charles Leadbeater pubblicò il libro The Chakras che contribuì ad un’ulteriore diffusione dei chakra nella cultura occidentale.
Nella lettura occidentale la teoria dei chakra si lega principalmente sia al tema del loro riequilibrio per ottenere la guarigione fisica o mentale dell’individuo sia alla pratica della loro apertura per permettere di sperimentare stati di coscienza più elevati. Entrambe queste interpretazioni non sono presenti nell’antica tradizione indiana.
Nella sistematizzazione occidentale della teoria indiana dei chakra, i chakra sono 7 e contribuiscono a determinare lo stato psico-fisico dell’individuo.
Nel sistema dei chakra i centri energetici vengono correlati a precise ghiandole nel corpo fisico e altre volte agli organi; a volte i chakra vengono associati a uno specifico colore.
1° Chakra – Muladhara chakra – Chakra della radice
Il Muladhara Chakra si trova alla base della colonna vertebrale, tra l’ano e i genitali. È chiamato anche chakra della radice. È collegato alle emozioni di sopravvivenza, stabilità, ambizione e autosufficienza. Quando questo chakra è sbilanciato, la persona inizia a sentirsi instabile, priva di basi, senza ambizione, scopo, timorosa, insicura e frustrata. Quando invece il chakra della radice è equilibrato, queste emozioni negative vengono sostituite da emozioni più positive e si acquisisce maggior stabilità, sicurezza, equilibrio, energia, indipendenza e forza. Il colore associato a questo chakra è il rosso, mentre la ghiandola di riferimento sono i surreni.
2° Chakra – Svadhishthana Chakra – Chakra sacrale
Lo Svadhishthana Chakra si trova nella parte inferiore dell’addome, circa quattro dita sotto l’ombelico. I suoi attributi includono il bisogno di base della sessualità, così come la creatività e l’autostima. Quando il chakra sacrale è squilibrato, una persona può sentirsi emotivamente esplosiva e irritabile, percepire una mancanza di energia e creatività, sentirsi manipolatrice o ossessionata dai pensieri sessuali. Quando è equilibrato, ci fa sentire più vivaci, felici, positivi, soddisfatti, compassionevoli e intuitivi. Il colore riferito a questo chakra è l’arancione e viene associato alle gonadi.
3° Chakra Manipura Chakra – Chakra del plesso solare
Il Manipura Chakra si trova nel plesso solare, tra l’ombelico e la parte inferiore della gabbia toracica. È caratterizzato da emozioni relative all’ego, come la rabbia e l’aggressività. Uno squilibrio del chakra del plesso solare può manifestarsi fisicamente attraverso problemi digestivi, problemi al fegato o diabete. A livello emotivo, possono manifestarsi depressione, mancanza di autostima, rabbia e perfezionismo. Bilanciando questo chakra, ci sentiamo più energici, sicuri, produttivi e concentrati. Il colore del terzo chakra è il giallo, mentre le ghiandole associate sono il pancreas e la ghiandola esocrina.
4° Chakra – Anahata Chakra – Chakra del cuore
Come suggerisce il nome, l’Anahata Chakra si trova nella regione del cuore. Questo chakra è la sede dell’equilibrio ed è caratterizzato da emozioni di amore, attaccamento, compassione, fiducia e passione. Quando il chakra del cuore è sbilanciato, una persona può affrontare problemi emotivi come rabbia, mancanza di fiducia, ansia, gelosia, paura e malumore. Armonizzando questo centro energetico, una persona inizia a sentirsi più compassionevole, premurosa, ottimista, amichevole e motivata. Il colore del quarto chakra è il verde e l’organo a cui si riferisce è il cuore.
5° Chakra – Vishuddha Chakra – Chakra della gola
Il Visuddha Chakra si trova alla base della gola, in coincidenza con la ghiandola tiroidea. È associato all’ispirazione, all’espressione sana, alla fede e alla capacità di comunicare bene. Un blocco nel chakra della gola può essere vissuto come timidezza, calma, sensazione di debolezza o incapacità di esprimere i nostri pensieri. Quando questo chakra è equilibrato, consente la creatività, l’espressione di sé positiva, la comunicazione costruttiva e un senso di soddisfazione. Il colore del quinto chakra è il blu, mentre la tiroide è la ghiandola ad esso associata.
6° Chakra – Ajna Chakra – Chakra del terzo occhio
L’Ajna Chakra si trova tra le sopracciglia. I suoi attributi sono intelligenza, intuizione, intuizione e conoscenza di sé. Quando è squilibrato, può farci sentire non assertivi e spaventati dal successo, o al contrario, può renderci più egoisti. Uno squilibrio può manifestarsi attraverso problemi fisici come mal di testa, visione offuscata e affaticamento degli occhi. Quando questo chakra è attivo ed equilibrato, una persona si sente più sicura di sé, sia spiritualmente che emotivamente. Il colore del sesto chakra è l’indaco e corrisponde alla ghiandola ipofisi.
7° Chakra – Sahastrara Chakra – Chakra della corona
Il Sahastrara Chakra si trova sulla sommità della testa. Il settimo chakra è il centro della spiritualità, dell’illuminazione, del pensiero dinamico e dell’energia. Permette il flusso interiore della saggezza e porta il dono della coscienza cosmica. Quando diventa squilibrato, si potrebbe soffrire di un costante senso di frustrazione, malinconia e sentimenti distruttivi. Il settimo chakra ha colore viola (in alcuni testi è bianco) ed è collegato all’epifisi o ghiandola pineale.
NOME | POSIZIONE | COLORE | GHIANDOLA / ORGANO | |
---|---|---|---|---|
1° Chakra | Muladhara chakra | Tra ano e genitali | Rosso | Surreni |
2° Chakra | Svadhishthana Chakra | Sotto l'obelico | Arancione | Gonadi |
3° Chakra | Manipura Chakra | Parte inferiore della gabbia toracica | Giallo | Pancreas / Ghiandola esocrina |
4° Chakra | Anahata Chakra | Regione del cuore | Verde | Cuore |
5° Chakra | Vishuddha Chakra | Base della gola | Blu | Tiroide |
6° Chakra | Ajna Chakra | In mezzo alle sopracciglia | Indaco | Ipofisi |
7° Chakra | Sahastrara Chakra | Sommità del capo | Viola / Bianco | Epifisi / Ghiandola pineale |
Chakra e colori
L’associazione dei sette chakra ai colori dell’arcobaleno è una teorizzazione piuttosto recente, risalente agli anni ’70 del ‘900 ad opera di Christopher Hills nel suo libro Nuclear Evolution, Discovery of the Rainbow Body.
CHAKRA | COLORE |
---|---|
1° Chakra | Rosso |
2° Chakra | Arancione |
3° Chakra | Giallo |
4° Chakra | Verde |
5° Chakra | Blu |
6° Chakra | Indaco |
7° Chakra | Viola |
In questo libro Hills correla i chakra anche a specifiche personalità umane, ma, a differenza dell’enorme successo della teoria della correlazione dei chakra ai colori, questa idea non ebbe grande diffusione all’interno della corrente New Age e dei gruppi yogici.
Hills ha operato una standardizzazione dei colori dei sette chakra, prima del suo libro i colori che si ritrovano associati a questi centri energetici sono del tutto variabili.
I chakra nelle terapie olistiche
La diffusione dell’utilizzo dei chakra nelle terapie olistiche è enorme, tanto che a volte risulta sorprendente non trovare riferimento ai chakra in alcune pratiche terapeutiche.
I chakra diventano oggi forse l’oggetto terapeutico più importante di moltissime terapie energetiche, partendo dalla correlazione tra sbilanciamento del chakra e disagio fisico o emotivo/psicologico. Sbloccare o bilanciare i chakra bloccati o sbilanciati diventa dunque una pratica piuttosto comune.
Alcuni esempi di pratiche terapeutiche che utilizzano i chakra sono: la cristalloterapia, la cromoterapia, le campane tibetane, l’aromaterapia, il Reiki e moltissime altre.
I chakra nel Reiki
Nella pratica del Reiki l’utilizzo dei chakra è molto diffuso, tanto che uno dei trattamenti più frequenti è quello dei sette chakra. Tuttavia, l’introduzione della teoria dei chakra nel Reiki è un’aggiunta piuttosto recente, risalente ai primi anni ’90 del ‘900 nell’ambito della corrente occidentale del Reiki. Il Reiki Occidentale, infatti, si discosta molto dal Reiki tradizionale giapponese in quanto molto spesso fa uso di pratiche e quadri di riferimento del tutto estranei all’originaria disciplina del Reiki nata in Giappone nei primi anni ’20 del ‘900.
La pratica del trattamento dei chakra nel Reiki, seppur molto diffusa, non è tuttavia una pratica originale del Reiki giapponese.
3 Comments on “I chakra, l’anatomia energetica indiana”
Grazie veramente interessante. Mi permette di confrontare queste informazioni col mio passato di buddismo tibetano.
Donatella
Grazie per la preziosa annotazione storica. Secondo me l’energia universale fluisce a prescindere dalla consapevolezza delle stazioni chakra sopra le quali transitano le mani dell’operatore Reiki. Le pratiche yoga possono aiutare autoconsapevolezza ed armonizzazione personale, le meditazioni, la respirazione,..con esito, per me, di ottimizzare il “contatto” con la stessa energia universale.
Ti ringrazio, per la trattazione approfondita e puntuale e soprattutto per la chiara presa di posizione sulla collocazione dei chakra. L’energia è una e tutte le vie suggeriscono un percorso che porti alla luce, alla liberazione, ma è importante avere consapevolezza dei diversi percorsi per non confonderli o contaminarli senza averne coscienza.