Il nostro mondo sembra non conoscere più il silenzio: ovunque ci giriamo, ovunque andiamo sentiamo parlare. Tv,internet,radio bar ristoranti strade,mezzi pubblici, ovunque ci giriamo sentiamo parlare. È talmente forte l’abitudine alla parola che anche quando siamo da soli in qualche modo dobbiamo trovare il modo di parlare o di sentire qualcuno parlare. E così entriamo in metropolitana e ci attacchiamo in maniera compulsiva al telefono, postiamo su facebook “sono in metropolitana”, insomma o con la voce o con la scrittura o con i pensieri continuiamo a parlare… Quando siamo soli in casa spesso accendiamo Tv o radio e ascoltiamo qualcun altro parlare.
La parola è espressione dei nostri pensieri, è ciò che ci rende umani, che ci permette la scrittura e la condivisione di esperienze e di conoscenze.
Ma siamo sicuri che tutto ciò che pensiamo, diciamo e scriviamo nell’arco di una giornata sia veramente utile a noi e a chi ci sta intorno? Spesso la parola è usata come ‘riempitivo del silenzio’ che necessariamente si instaurerebbe in noi.
A volte sembra che temiamo il silenzio, forse perchè non ci siamo più abituati, bombardati come siamo da incessanti logorree vocali e non. Spesso guardiamo con aria di compatimento l’amico che se ne sta in silenzio nella serata chiassosa e pensiamo “guarda che sfigato che non parla con nessuno!”.
Ecco: spesso confondiamo il parlare con il socializzare, e il socializzare con l’essere persone sicure e vincenti.
Ma chi ha detto che il silenzio non porta con sè cose buone?
Il silenzio innanzitutto ci permette di riprendere il controllo dei nostri pensieri, è la porta della pace e della tranquillità oltre che di un atteggiamento di ascolto verso gli altri.
Il silenzio ci permette di poi di aprirci agli altri in maniera consapevole, in maniera diretta e non appesantita dalla necessità di dover dire qualcosa a tutti i costi.
Se ascoltiamo di più il nostro silenzio e quello degli altri potremo portare nelle nostre parole una maggior presenza di noi stessi.